Diario di bordo - Progetti 02

Settimana 03. Take-off.

Iniziano a definirsi cluster tematici all’interno del gruppo e vengono presentati i primi prototipi. I progetti vengono discussi alla presenza dell’artista Edoardo Tresoldi, del grafico Mauro Bubbico, di Antonio Nicoletti del Comune di Matera, di Rita Orlando della Fondazione Matera-Basilicata 2019 e di Felice Limosani, artista e membro del Comitato Scientifico della Fondazione Matera-Basilicata 2019.  Toccare con mano i primi risultati delle ricerche permette di avviare una discussione molto stimolante, piena di suggerimenti costruttivi che saranno la base per il lavoro della prossima settimana.

Rosa e Francesco
Progetto: Cava del sole

Conoscenza del sito
Prima indagine e verifica sulla legislazione e sulla pianificazione urbana vigente nell’area di interesse quali input per la analisi critica del contesto urbano.

Step 1
Input: Studio del Piano del Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano.
Output: La Cava del Sole fa parte di un sistema paesaggistico di notevole interesse urbano, il Parco delle Cave, una estesa area urbana che riqualificata come nuovo sistema di Parco Urbano aperto alla comunità non solo in occasioni di grandi eventi, spettacoli o performance, ma quotidianamente, diventando il nuovo ingresso alla città.

Step 2
Input: Individuazione delle possibili connessioni fisiche tra l’area delle cave e la città.
Output: Mappa dei percorsi e delle connessioni e individuazione delle aree e dei quartieri urbani prossimi all’area della cava su cui attivare azioni dell’ ODS

Step 3
Input: Ricerca sulla definizione della appartenenza delle aree al pubblico e al privato
Output: Mappa delle proprietà che evidenzia una presenza congiunta di suoli appartenenti al pubblico in cui si inseriscono aree private. Si dovrà comunicare all’amministrazione la complessità dello stato esistente dei luoghi per un coinvolgimento dei privati alle azioni di riqualificazione.

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Tommaso Santoro Cayro
Progetto: Open Design School

Segni e Forme

Lo studio iniziato la scorsa settimana su i segni della città e della cava mi ha portato a indagare la forme e i loro possibili sviluppi tridimensionali tali da poter dialogare con un sistema dinamico di matrice che potrebbe caratterizzare il progetto della cava e della scuola.

Partendo quindi dall’astrazione di un segno di tagli presenti nella cava, ho iniziato a studiare possibili configurazioni che potessero in primo luogo garantire una flessibilità bidimensionale per poi raggiungere un elemento tridimensionale che sottoposto a forze verticali cambia la sua configurazione in maniera dinamica.

Riprendendo inoltre il concetto dell’orizzontalità dei tagli di cava presenti, ho provato ad immaginare un sistema di cavi che potrebbero che scorrendo su binari laterali potrebbero disegnare un sistema di copertura apribile.

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Tommaso Schiuma
Progetto: Cava del sole

Emerge sempre più l’idea di realizzare all’interno della Cava del Sole un parco tematico permanente che racconti, in maniera non lineare e didascalica, la storia di quel luogo. I temi che riteniamo più rappresentativi sono: la fatica del lavoro di cavatura; il forte bagliore dovuto alle superfici estremamente chiare nelle giornate di sole; la polvere della tufina generata dai tagli dei blocchi di tufo; il vuoto dello scavo contrapposto al pieno dei volumi costruiti; il tempo scandito dai segni orizzontali dei tagli.

Per raccontare tutto ciò ho pensato di sintetizzare i concetti in un modellino che fosse più un moodboard, in cui  una base di specchio, abbinata ad alcuni fari, ha una doppia valenza: riflettere il bagliore della luce e generare un doppio livello nel riflesso (negativo-positivo, vuoto-pieno). All’interno del modellino ho inserito uno degli strumenti fondamentali del cavamonti: un paio di occhiali da sole per raccontare la difficoltà di lavorare immersi nel bagliore.  

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Luca & Alex

Studio per uno spazio performativo “aperto”

La ricerca è partita da due intuizioni diverse.
La prima è legata alla fascinazione dei segni della cava e all’idea di trasformarli in suoni.
Abbiamo utilizzato e testato software in grado di convertire immagini in suoni.

La seconda intuizione è legata all’idea di “allargare” il concept dato - la Cava del Sole sarà uno spazio dedicato alle arti performative - anche in assenza di eventi/spettacoli/performance.

La nostra ricerca si è concentrata sull’idea di trasformare l’area della cava in un parco che possa raccontarsi  attraverso delle esperienze immersive, interattive, ludiche e non didascaliche.

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Fedele
Dalle scatole, agli alberi.

Definiamo l’insieme dei contenitori tematici più probabili per una scuola di Open Design, l’orizzonte di lungo termine: scatole con più comparti comunicanti. Apriamo un sistema di cartelle condivise, che nel tempo potranno raccogliere documenti e collegamenti crescenti,  un archivio digitale aperto. Data l’ampiezza, lavoriamo per priorità, scegliendo i campi di ricerca più urgenti: l'identità, la comunicazione, lo spazio della scuola. L'identità è il primo paesaggio da attraversare. Per questo, usiamo la mappa mentale ODS Mindmap 1.0, localizzando i rami più sensibili e raggruppandoli per chiome: alberi generativi risonanti (talk, esperienze, discorsi, libri, nell’Open Design School), i tool, le politiche e la condivisione, il making e la scala degli oggetti. La mappa mentale è il primo albero risonante.

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Marilena, Valeria, Camilla, Ola

Un’attenta riflessione e una vivace discussione su quello che l’Open Design School potrebbe e dovrebbe essere ha portato all’identificazione di quattro concetti fondamentali: Risonanza, Orizzontalità, Permeabilità, Mani.

Risonanza

La dimensione locale risuona in quella globale: nella realtà quotidiana e nella ricerca. Quello che si progetta per lo sviluppo della realtà socio-economica locale non si esaurisce nel territorio ma diventa fonte di potenziale sviluppo per realtà analoghe in tutto il mondo. Risonanza come strumento di propagazione, di scambio e di costruzione collettiva. Risonanza come destini incrociati.

Orizzontalità

L’open design school accoglie studenti e docenti e li sottopone ad un processo metamorfico: nessun flusso è unidirezionale. Ognuno è partecipante, i processi decisionali sono collettivi, il coordinamento è necessario ma secondario rispetto alla volontà di valorizzare l’apporto di tutti i partecipanti.

Permeabilità

L’open design school cresce grazie a processi di inclusione progressiva e di interscambio tra partecipanti. La scuola assorbe le proposte, i bisogni, il potenziale dell’ambiente circostante (sia esso il mercato rionale di Matera, una foresta amazzonica, l’amministrazione comunale di Berlino o un campo di ricerca nell’Artico) e li sviluppa secondo un nuovo modo di progettare, quello costruito giorno per giorno nella scuola.

Mani

Mentre permeabilità, orizzontalità e risonanza sono principi fondanti, le mani costituiscono il fare che nella sua concretezza dà vita a metodi e processi progettuali innovativi e replicabili.

Le quattro parole chiave diventeranno temi di interazione con la comunità locale e gli spazi pubblici, e verranno smembrate in quattro azioni che partiranno dalla sede beta della Open Design School e si svilupperanno nel tessuto urbano di Matera per poi ritornare nella futura sede della scuola di Open Design School.

Le keywords saranno poi temi da improntare nella progettazione dello spazio della nuova sede della scuola, con duplice fine, l’evento conclusivo del 21 ottobre 2016 e la definizione del luogo futuro della scuola.

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Mariella
Progetto: Open Design School

Il processo creativo ha inizio con la raccolta di materiali in disuso che rappresentano la materia prima per la progettazione e trasformazione attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, come la stampa 3d.

I nuovi oggetti rappresentano un ponte tra storia e tecnologia, con il recupero di antiche pratiche (saperi), si approda ad un nuovo concetto di design.

Il lavoro di questa settimana ha prodotto il prototipo di una scrivania presentato durante il talk di venerdì, costituita con un monitor lcd e una base metallica di recupero; si prevede di fornire le informazioni di realizzazione della stessa scrivania per replicarla in autonomia.

I prototipi sono finalizzati ad una proposta di arredi per la futura sede ODS.

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Costantino

L’attività è stata volta a realizzare due prototipi utili per verificare il funzionamento di sistemi d’interazione che potranno essere  impiegati nelle prossime settimane per la realizzazione di installazioni interattive da realizzare nei locali destinati ad ospitare la sede definitiva dell’Open Design School. I prototipi utilizzano entrambi una scheda Arduino: il primo impiega dei sensori di movimento per rendere sensibili dei rami di una struttura a forma di albero realizzata in fil di ferro; il secondo utilizza degli elementi metallici come sensori capacitivi che rendono possibile rilevare la presenza o l’assenza del tocco da parte di una persona.

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COMMENTI DEGLI OSPITI

Antonio Nicoletti, amministrazione comunale di Matera

"Molto colpito dalla mole di idee e di potenzialità che state sviluppando. Vanno annotate le varie piste che sarebbe utile perseguire cercando di capire quali sono le idee da cercare di tradurre subito in progetti per poterli poi cantierizzare in tempi rapidi. Cercare di fare uno sforzo comune per concretizzare alcune azioni nei tempi, strettissimi, che abbiamo per il 2019.

In passato la cava che ha costituito un patrimonio per costruire la città con i suoi tufi, qui, in modo intangibile, si stanno generando delle idee che possono funzionare non solo per la cava, ma per varie zone della città come la salita di San Vito o i quartieri delle periferie.

L’amministrazione, partendo da queste idee, potrà prendere degli input da concretizzare non solo per questi siti di progetto ma anche in altre parti della città.

Questo metodo che state impostando traduce quello che è l’open design school."

Rita Orlando, fondazione Matera-Basilicata 2019

"In una settimana c’è stato un avanzamento molto forte. Ciò prova che il metodo funziona. Questi input applicabili non solo alla cava ma a tutta la città ci permettono di fare un ragionamento su un arco temporale molto più esteso. Allora cominciamo a pianificare già da ora, insieme al comune, che cosa diventerà questa Open Design School dal 22 ottobre (data di fine del primo workshop) in poi per produrre ciò di cui la città ha bisogno per il 2019. In questo modo potremo definire un metodo per lavorare insieme a un obiettivo comune."

Tonio Acito, esperto locale del primo Workshop di Open Design School

"lo stimolo che ci dà Antonio Nicoletti è che nelle prossime 4 settimane dobbiamo sviluppare i lavori per diventare indispensabili come metodo e come persone a un processo che si avvia e che può far partire altri campi di ricerca dal 22 Ottobre.

Ciò significa anche che tutti noi dobbiamo lavorare per confermare questo entusiasmo."

Paolo Casone, coordinatore scientifico del primo Workshop di Open Design School

"Siamo riusciti a dare materialità ai concetti della scorsa settimana. Collaborazione interdisciplinare è un processo complesso che richiede un pò di pazienza e che stiamo costruendo day by day.

Dobbiamo anche cercare di sviluppare l’identità della scuola che non è una cosa facile e sta partendo da zero. Non è solo un progetto di graphic design ma si tratta anche di protocolli, network e collaborazioni. Per questo motivo abbiamo invitato docenti, critici e designer nazionali e internazionali che verranno qui a condividere con noi la loro conoscenza e allo stesso tempo a definire l’identità della scuola che è molto locale ma anche connessa con un network Europeo.

Per questo motivo oggi sono con noi Edoardo Tresoldi e Mauro Bubbico. Inoltre è molto importante che ci sia qui un rappresentante dell’amministrazione comunale perché rappresenta il nostro cliente e può rendere le domande più specifiche per permetterci di dare risposte più specifiche. Ma bisogna anche aspettarsi che a volte non risponderemo in modo tradizionale a domande tradizionali; questo è il valore aggiunto di avere qui a Matera l’open design school."

Edoardo Tresoldi, artista:

"Nei progetti paesaggistici come questo credo che si debba cercare di leggere e apprezzare gli elementi che caratterizzano quel sito e che già esistono, come gli elementi naturali: il vento, la luce o altri elementi del territorio. Credo sia importante lavorare sulla memoria di questo luogo di lavoro da cui si è creata la città. Cercare di definire qual’è il genius loci, ossia l’analisi delle componenti che determinano lo sviluppo della cultura in un luogo ben definito. Questi sono gli elementi che io tengo in considerazione in primis quando vado a progettare un mio intervento. Credo che questi siano gli elementi fondamentali per cercare di costruire un’esperienza e, in questo modo, avvicinarci a un ventaglio ampio di persone."

Per quanto riguarda la funzione della cava, mi sembra che stiate affrontando un discorso molto interessante che è quello di destrutturare gli spazi performativi:

Oggi si arriva alla Cava del sole e c’è un palco quindi la prima cosa a cui uno pensa è il classico tipo di performance frontale. Ma un luogo speciale come questo può permettersi di immaginare una performance speciale. Un tipo di esperienza che non è generalizzata.

Quando affrontiamo la progettazione di un nuovo spazio per performances non dobbiamo per forza pensare che i contenuti siano l’elemento principale. Si può anche immaginare un tipo di performance speciale sia ogni volta unica sia a livello spazio-temporale che in termini di spazio reale.

È molto interessante l’idea che sia la performance stessa a produrre lo spazio."

Mauro Bubbico, graphic designer

"prima di arrivare qui pensavo in modo bidimensionale adesso, entrato qui penso in modo tridimensionale.

Voi parlate di spazio fisico, io mi occupo di un altro spazio che è interiore e che dovrebbe avere un’influenza sulla gestione di questi grandi spazi fatti di materiali durissimi.

Si veda il lavoro di Mario Cresci come “Misurazioni” e “Matera. immagini e documenti”. Dovrebbero essere due capisaldi per chi affronta questi temi a Matera.

Il lavoro del design grafico sommato al vostro può diventare una bomba e può cambiare veramente le cose.

Negli anni 70-90 a Matera c’è stato un periodo felicissimo durante il quale andare per strada era una festa per la qualità dei manifesti che apparivano sui muri. C’era una forte spinta culturale data da architetti, artisti e intellettuali. Sarebbe bello ricominciare."

Antonio Nicoletti, amministrazione comunale di Matera

"Ci sono delle esperienze passate (audio box e il labirinto di piazza san francesco) che hanno ragionato sugli spazi performativi e hanno avuto un grande impatto sul rapporto di Matera con le performances musicali.

Queste vostre ricerche con modelli fisici, digitali e interattivi sono un nuovo momento preziosissimo per la città, da non perdere. E vanno comunicate in modo dirompente.

Sono contento di vedere che state ragionando anche sulle  infrastrutture come la strada  che passa davanti alla cava. È un’area prioritaria per la città perchè non si tratta solo della Cava del Sole ma un sistema paesaggistico naturalistico e culturale che poi si riconnette con uno dei quartieri più vivi della città."

Paolo Casone, coordinatore scientifico del primo Workshop di Open Design School

"Stiamo anche organizzando un tavolo con artigiani e imprenditori locali perché l’idea è che ogni prototipo che il workshop vuole sviluppare sia realizzato in coproduzione con aziende locali. Abbiamo già avviato alcuni contatti per impostare questo metodo di lavoro."

Rita Orlando, fondazione Matera-Basilicata 2019

"quali sono le altre infrastrutture culturali della città? in che modo questo spazio può essere di supporto alla città?

Il percorso per raggiungere la cava dalla città: un’opportunità per prendere dei frammenti dei quartieri limitrofi alla cava e renderli un’interfaccia interessante per progetti performativi. Pensare non solo alla Cava del Sole come terminale ma tutta una serie di steps intermedi.

Il percorso fino alla cava è un percorso vivo, dove si incontrano già tutta una serie di cose interessanti. Quindi la prima azione veramente a costo 0 che noi stiamo costruendo è quella di far emergere questi punti d’interesse.

Nel momento in cui questo patrimonio viene fuori nulla vieta che lungo quel percorso possano accadere delle cose, organizzate dal pubblico, da privati, da artisti. Questo processo permette di migliorare la sostenibilità economica del progetto e al tempo stesso è coerente con i principi dell’Open Design."

 

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